Il logo è elemento grafico determinante nell’identità di aziende e marchi. Oltre alla sua ideazione e al suo disegno, possiamo assistere a volte – nel tempo – a un processo evolutivo tipico di molte aziende e marchi: il rebranding: una fase di rinnovamento (o svecchiamento, o aggiornamento…) dell’immagine coordinata (il brand) di un’azienda. Si tratta di un processo prima concettuale e poi – successivamente – creativo, che comprende il cambiare disegno del logo ma non solo: generalmente il processo si riflette sull’intera immagine aziendale, i prodotti, i coordinati di comunicazione, il packaging, i font etc. Ma, nella maggior parte dei casi, è soltanto il logo a subire questo restyling.
Ma… Perché certe aziende cambiano il proprio logo nel corso della loro storia? Le risposte possono essere tantissime: a volte perché l’immagine è fuori moda (nel mondo della moda e della tecnologia è tipico), altre volte perché l’azienda ha cambiato assetto, o oggetto sociale, o vuol riposizionarsi diversamente sul mercato, ampliare l’offerta a un pubblico maggiore o diverso, a volte per adattarsi alle tendenze di comunicazione proprie del momento storico, e altre volte perché il brand – per un motivo o un altro – è entrato nel vortice della “bad reputation”, dalla quale a volte è difficile – se non impossibile – uscire.
Il rinnovamento del brand deve aver luogo a seguito di un’opportuna analisi dei punti deboli e forti del marchio, di cosa piace al consumatore e cosa lo allontana, per poter cambiare la propria immagine in modo coerente e senza rischi o feedback negativi da parte del pubblico. Perchè è importante, in questo processo, prestare la massima attenzione a non generare nel pubblico spaesamento e diffidenza.